La leggenda di Omero è così grande che, nonostante la “questione omerica” (la discussione sulla paternità dell’Iliade e dell’Odissea e sulla reale esistenza dell’autore stesso) sia ancora aperta, il poeta viene oggi considerato convenzionalmente un personaggio centrale di tutta la cultura occidentale. Considerata la storica incertezza che aleggia intorno a questa figura, non sorprende che molti non sappiano che c’è addirittura un luogo, nemmeno troppo remoto, che ne raccoglie verosimilmente le spoglie. Si tratta dell’isola greca di Ios.
Ad essere sincero, anche io non immaginavo che esistesse un cenotafio dedicato al poeta greco Omero fino a pochi giorni prima di recarmi sull’isola. Così, una volta arrivato a destinazione, mi sono subito mobilitato per raccogliere informazioni utili, fermamente desideroso di visitare questo luogo di mistero e di certo non benedetto dalla fama (direi anche fortunatamente). Con mia grande sorpresa, tuttavia, scopro presto che, mentre molti resident affermano di non esserci mai stati (nonostante sia l’unico vero polo di attrazione culturale dell’isola), per altri il gioco non vale la candela. <<È solo un ammasso di sassi>> – mi risponde addirittura la receptionist del principale information point dell’isola.
Ma io, niente affatto dissuaso dalle parole dei miei interlocutori, decido comunque di proseguire. Per arrivare a destinazione, però, data la totale assenza di visite organizzate o collegamenti pubblici, è necessario affittare un quad, una macchina o uno scooter, e percorrere circa 20 km di strada in salita. I tornanti che costeggiano la costa offrono una vista unica: la folta vegetazione mediterranea da una parte, le sagome di alcune isole limitrofe dall’altra, quasi disegnate sulla linea dell’orizzonte. Con il vento in poppa e la brezza marina sul viso, sembra quasi di perdere il contatto con la realtà e di diventare tutt’uno con la natura, fino a confluire, finalmente, in una piazzetta circolare, deserta, proscenio di questo tempio sacro.
Si prosegue poi a piedi lungo una suggestiva scalinata di pietra: un tragitto che porta alla mente il tradizionale leitmotiv dell’allievo che incontra finalmente il vecchio maestro dopo un lungo viaggio (tipo Rey e Luke Skywalker, per capirci). Uno spiazzo coperto, dove è possibile fare una piccola sosta, precede un secondo sentiero meno strutturato che conduce dritto alla meta finale.
Una costruzione in pietra di elementare fattura si staglia contro il cielo proprio a strapiombo sul mare, abbracciando una lapide con un effige e un’iscrizione in greco: “Là la terra nasconde, sotto la sacra testa, il divino Omero, per chiaro ordine degli dei e degli uomini” (traduzione libera, ndr). Quegli stessi dei che lui riuscì a rendere umani con versi divini, ora unici guardiani di questo luogo di quiete sotto forma di sole, cielo, mare e vento.
Perché, forse, il significato di tanta semplicità è nascosto nelle parole di Tucidide, quando affermava che
la terra intera è la tomba per gli uomini illustri, e non solo un’iscrizione sulle steli nella loro terra natale li ricorda, ma anche in terra straniera risiede in ognuno un ricordo non scritto, affidato alla mente più che alle cose materiali.
E quindi cosa serve di più del sole, del cielo, del mare e del vento per rappresentare il mondo intero? Un luogo per cuori romantici, dunque, amanti della natura e della poesia. Perché una volta lì, nel silenzio dei vostri pensieri, vi basterà fermarvi un attimo, chiudere gli occhi, ascoltare il rumore del vento e del mare in lontananza e forse, per un solo istante, vi sembrerà di sentire una piuma scorrere leggera sulla pergamena.