On writing: 4 consigli di Stephen King per uno stile “da paura”

Quasi tutti i corsi di content management a cui ho partecipato si aprivano con la celeberrima frase di Bill Gates che gli addetti ai lavori conosceranno bene: Content is the King. Ora, però, voglio che guardiate le cose dalla prospettiva opposta, perché siete di fronte a un pezzo in cui “King is the content”.

Parlerò infatti di Stephen King e del suo “On Writing”, un’opera autobiografica in cui il re (letteralmente) del brivido, ripercorrendo le tappe principali della sua vita, spiega come si è formato uno scrittore (non come è stato formato), come intraprendere il mestiere e come praticarlo al meglio. Non vi aspettate però formule magiche che ci trasformeranno tutto d’un tratto (di penna) in scrittori migliori. Infatti, come lo stesso King afferma:

“Io non credo che gli scrittori possano ricevere una formazione, né dalle circostanze, né per volontà propria. L’attrezzatura è compresa nella confezione originale. […] Io credo che siano in molti ad avere, se pur in forma germinale, talento di scrittore e narratore, e che questo talento possa essere rafforzato e affinato”.

Il modo migliore per farlo, quindi, è costruire una propria cassetta degli attrezzi (metafora presa da un episodio della sua stessa vita) contenente tutto ciò che può esserci utile nel corso del nostro lavoro, come la grammatica, il linguaggio ecc. Vediamo insieme alcuni spunti.

1. Evitate le parole inutili

All’inizio del proprio libro, King cita un’opera che ama particolarmente e che dovrebbe essere un must per ogni aspirante scrittore. Si tratta di The Elements of Style di William Strunk Jr. ed E.B. White. La regola 17 del capitolo “Principi di composizione” è proprio “evitate parole inutili.

Gli avverbi, ad esempio, sono parole di cui lo stesso King farebbe volentieri a meno (“l’avverbio non è vostro amico” sentenzia lo scrittore).

2. La regola della seconda bozza

Questo secondo punto è strettamente legato al primo, ma merita un paragrafo a parte.

Nel 1966, infatti, King riceve una delle tante lettere di rifiuto. L’ennesima. Questa, però, al contrario delle precedenti, non è impersonale e asettica, ma contiene un consiglio prezioso che lo scrittore farà proprio per il resto della sua vita. Si tratta di un invito a cercare di “sgonfiare” il testo nella sua versione definitiva secondo l’equazione 2a bozza=1a bozza – 10% (sì, avevo detto niente formule, ma questa non è magia: è matematica – che poi per noi umanisti è quasi la stessa cosa).

3. Evitare la forma passiva

Così come gli avverbi, la voce passiva è per King una forma “timida” di scrittura, tipica dei documenti amministrativi, che non aiuta a creare suspense nell’azione. Quindi pancia in dentro, petto in fuori e un po’ di coraggio.

4. Leggere molto

Nelle parole di King, “la lettura è il centro creativo della vita di uno scrittore”. Leggere, infatti, oltre ad arricchire il vocabolario, permette di affinare costantemente il proprio stile.

Se non avete tempo di leggere, non avete tempo (né gli strumenti) per scrivere”. […] Il trucco sta nell’insegnare a noi stessi a leggere anche centellinando e non solo a lunghe sorsate. Le sale d’aspetto sono state fatte per i libri, lo sappiamo tutti. Ma lo stesso vale per il teatro prima dello spettacolo, le lunghe e noiose code allo sportello e per quel luogo che sta in testa alla classifica di tutti noi: il cesso”.

Ovviamente, gli argomenti trattati sono molteplici – grammatica, linguaggio, personaggi, trama (nasce prima la storia o il tema?) – e vanno quindi trattati in modo globale. In più, ogni tip qui riportato non è una regola aurea (non serve il libretto delle istruzioni per diventare un bravo scrittore), ma deve essere contestualizzato e inserito in un percorso di crescita e maturazione che, in questo caso, è quello dello scrittore.

Una vita, quella di King, non esente da tanti fallimenti, come le numerose lettere di rifiuto ricevute da giornali e riviste prima del successo di Carrie. È anche per questo, però, che mi piacciono le biografie, perché “l’uomo ambisce al successo, ma si identifica spesso con la fragilità”. A volte, sapere che anche i migliori hanno dovuto superare grandi ostacoli, li rende più umani ai nostri occhi, ricordandoci che tutto ciò che riguarda il destino dell’uomo dipende solo dall’essere umano.

Quindi, per favore, non fate come a scuola, quando si cercava la recensione di un film o di un libro pur di non leggerlo. Questo articolo ha proprio lo scopo contrario: introdurvi all’argomento suscitando curiosità e interesse. E poi, parliamoci chiaro, queste cose un conto è che le dica io (che sono comunque un “Patrizio”), un conto è che ve le racconti il “Re”.