In tante trame di successo troviamo quasi sempre un personaggio molto vicino al protagonista – un amico, un mentore o un semplice aiutante – a cui spesso e volentieri l’autore affida non soltanto il ruolo di consigliere, ma anche quello di narratore. Questo perché chi racconta una storia deve sempre trovarsi alla giusta distanza dagli eventi: mai troppo lontano, per non perdere il pathos, mai troppo vicino, per non esserne coinvolto. Succede ad esempio con Watson e Sherlock Holmes, con Nick Carraway e il Grande Gatsby o con Max Tooney e Novecento.
Il caso di cui voglio parlarvi oggi, però, è un po’ sui generis. Innanzitutto perché non appartiene alla letteratura, ma al mondo dei fumetti e, in particolare, alla saga di Naruto, il celebre manga di Masashi Kishimoto. In secondo luogo perché il personaggio in questione non racconta le gesta dell’eroe in maniera scrupolosa e pedissequa, ma ne profetizza l’ideale avvenire in una sorta di racconto ante-eventum.
Stiamo parlando di Jiraya, un maestro eremita che deve il proprio nome a un racconto della tradizione nipponica dal titolo “Jiraiya goketsu monogatari” e che, oltre ad essere il mentore del protagonista, è anche uno scrittore.
Tutto inizia quando, ancora in giovane età, un grande rospo saggio gli predice un enigmatico futuro: egli guiderà un rivoluzionario (una sorta di veltro dantesco per rimanere in tema di paragoni letterari) latore di grandi cambiamenti, la natura dei quali però dipenderà da una sua scelta. Jiraya comincia così a viaggiare in lungo e in largo alla ricerca dell’allievo prediletto, fin quando non si imbatte in Nagato, un orfano del Villaggio della Pioggia dotato di straordinarie abilità innate. Jiraya decide allora di allenarlo e di prendersene cura finché lui e suoi compagni non saranno in grado di cavarsela da soli.
È in quel periodo che il Sennin, ispirato dallo stesso Nagato, arriva a pubblicare un romanzo dal titolo “La leggenda dei ninja coraggiosi”. In esso, un ninja di nome Naruto affronta difficoltà inaudite per fermare la spirale di violenza sulla terra e portare finalmente la pace. Terminato il suo compito, Jiraya torna finalmente al Villaggio della Foglia. Qui ritrova l’ex allievo Minato (ormai Hokage) che, affascinato dalla trama del libro, gli comunica di voler chiamare il bambino che sua moglie Kushina sta per dare alla luce con il nome del protagonista: Naruto, appunto.
Crescendo, Naruto eredita non solo gli insegnamenti “tecnici” del proprio maestro, ma anche la sua filosofia e il suo credo, e assume nel tempo i tratti e le peculiarità caratteriali dell’eroe del libro, in cui poi si identificherà. “La storia dei ninja coraggiosi” diventa quindi una preziosa chiave di lettura in uno dei momenti più decisivi della storia, quando i due allievi di Jiraya si scontrano in una sfiancante battaglia fisica e mentale per il destino della Foglia e dell’intero mondo ninja.
Al termine del combattimento, Nagato rivede se stesso non solo nelle parole del libro, ma anche in Naruto, vero erede delle idee e delle speranze dell’amato maestro e del suo avversario.
Perché a volte basta un po’ di creatività e una buona storia per cambiare il corso degli eventi o afferrare un sogno apparentemente lontano; almeno laggiù, in quel mondo immaginario dove sin da piccoli siamo abituati, di tanto in tanto, a vagare.