L’architettura del testo: come scrivere un elaborato a seconda del contenuto

Come scrivere bene

Alzi la mano chi non si è mai trovato di fronte al tanto temuto blocco dello scrittore. Il tempo passa, la mente manca, sventola sul banco la carta bianca – scrisse una volta mio nonno. Un impedimento che spesso può spaventare, ma che è possibile superare in due modi: con l’aiuto delle muse o, quando queste riposano, con specifiche conoscenze tecniche.

L’attitudine all’organizzazione, infatti, non deve essere concepita come qualcosa di incompatibile con l’estro e la fantasia. Anzi, ciò che a mio avviso distingue un professionista da un principiante (seppur dotato di una grande vena creativa) è la metodologia di lavoro e la capacità di sapere sempre cosa fare, anche in situazioni di difficoltà.

Conoscere in anticipo la struttura del testo, ad esempio, può essere di grande aiuto nell’elaborazione dei vari punti della scaletta, con particolare attenzione alla collocazione dell’informazione principale. A seconda dell’obiettivo che ci poniamo, infatti, il nostro scritto assumerà sembianze differenti. Come sottolineato anche da Emiliano Ricci – giornalista, divulgatore scientifico ed esperto di nuovi media – “la struttura del testo ha una retorica intrinseca che anticipa al lettore il nostro reale intento“.

Se, ad esempio, vogliamo persuadere qualcuno della bontà delle nostre opinioni, useremo un testo di carattere argomentativo, caratterizzato da una breve premessa, da una serie di considerazioni imparziali pro e contro la nostra tesi e da una naturale e conseguente conclusione.

Sorprendentemente, però, non sempre è bene posizionare le conclusioni in fondo al testo. Se dobbiamo redigere un testo informativo, tipico del mondo giornalistico, dovremo infatti fornire subito le notizie principali, per poi arricchire il nostro articolo con nozioni sempre più precise e dettagliate, seguendo una struttura “a piramide rovesciata“. Questo per poter fornire al lettore diversi gradi di approfondimento, soprattutto in un periodo storico dove il tempo dedicato alla lettura e all’informazione è spesso relegato ai margini della nostra quotidianità (mezzi pubblici, bagno e periodi di attesa).

Tutto ciò è ancor più vero per gli operatori degli uffici stampa. Chi, infatti, all’interno di una redazione giornalistica, riceve il comunicato deve subito poter capire di cosa si tratta ed eventualmente inserire tutte le informazioni a seconda della loro importanza e dello spazio che gli viene concesso per quell’argomento. Spazio che, non sempre, chi prepara il comunicato conosce.

Il Viaggio dell'Eroe
Il Viaggio dell’Eroe

Rimanendo in tema di informazione, Ricci individua un altro tipo di struttura, definita “Kiss-Kick-Kiss” (o a tre K), dove l’effetto spiacevole di un’informazione poco gradita viene alleviato da un’introduzione e una chiusura più soft (le conclusioni sono quindi piazzate in mezzo). Si tratta, infatti, di uno schema utilizzato soprattutto per dare cattive notizie.

Il testo narrativo merita un capitolo a parte, non solo perché riguarda quasi esclusivamente gli scrittori o i romanzieri di professione, ma anche perché è il più complesso da attuare. Un testo narrativo, infatti, prende il via quando lo status quo (l’equilibrio iniziale) viene interrotto da un evento improvviso, che spinge il protagonista ad affrontare una serie di peripezie. La storia (o viaggio dell’eroe, come viene definita canonicamente) è quindi un insieme ciclico di eventi che si alternano fino al raggiungimento dello Spannung (la massima tensione) e del successivo ritorno all’equilibrio.

La cosa veramente interessante del testo narrativo, tuttavia, è che flashback, anticipazioni e prolessi possono alterare l’intreccio generale a discrezione dell’autore, tanto che molte storie iniziano proprio dalla conclusione (come ad esempio i romanzi gialli), per poi andare a ritroso.

Fatto salvo che, nonostante tale logica sia comunemente ritenuta una delle formule di maggiore successo nella letteratura, sono sempre la qualità della storia e la penna dello scrittore (e la sua sensibilità) a determinare l’efficacia e il successo del messaggio.